🔍Cos'è la terapia cognitivo comportamentale? 


La terapia cognitivo comportamentale nasce da un'intuizione di Aaron T. Beck ,ricercatore universitario in Psichiatria presso l'Università della Pennsylvania, agli inizi degli anni sessanta.
Aaron T. Beck in quegli anni inizia a osservare alcune ricorrenze nei pazienti in cura per depressione, e contribuisce allo sviluppo di questo approccio che verrà poi ampliato ed applicato con successo a molti disturbi psicologici come ansia, panico, disturbi ossessivi, disturbi alimentari, fobie, disturbi di personalità, dipendenze e molto altro. 

La terapia cognitivo comportamentale è orientata al presente! 
Tuttavia non sottovaluta l'importanza del passato, della nostra infanzia e delle esperienze di vita, ridando loro un significato utile a comprendere in che modo tutto questo condiziona le nostre scelte, lo strutturarsi della nostra personalità ed il modo in cui reagiamo agli eventi esterni (ciò che ci accade) e interni (ciò che sentiamo).

Lo scopo di questa terapia è quello di risolvere problemi attuali in tempi brevi!
Ad oggi esistono varie forme di terapia cognitivo comportamentale che si adattano all'obiettivo dell'intervento. Alcuni tra questi approcci sono orientati ad agire principalmente sul contenuto dei nostri pensieri e sul nostro sistema di credenze e di valori, altri approcci invece privilegiano l'intervento su aspetti comportamentali, altri intervengono sul processo vale a dire sul modo in cui elaboriamo ed immagazziniamo le informazioni.
 
La terapia cognitivo comportamentale viene ampiamente utilizzata nelle strutture sanitarie, nelle scuole, nei gruppi, in famiglie e coppie e si adatta a bambini, adolescenti e adulti.

Ma andiamo al dunque: Come funziona la terapia cognitivo-comportamentale e su cosa fonda le sue radici?

Volendo semplificare potremmo dire che alla base della terapia cognitivo comportamentale vi è l'idea che un modo di pensare disfunzionale sia comune a molti disturbi come ansia, depressione ma anche problematiche relazionali. Non è difficile pensare a delle situazioni che rendano l'idea di come questo avvenga: ad esempio, se dovesse capitare di sostenere un colloquio di lavoro ed essere scartati si potrebbe arrivare a pensare qualcosa del tipo " Non sono buono a far nulla, non valgo niente!" e così finire per sentirsi tristi e sfiduciati e di conseguenza modificare il proprio comportamento sulla base della credenza "poco utile e realistica" di non valere nulla. Questo è un classico esempio di distorsione cognitiva detta "ipergeneralizzazione"!
In realtà potremmo essere in grado di far bene molte cose che in questo caso ci sfuggono perchè le sottovalutiamo e le sottostimiamo, finendo per ridurre tutto ad un singolo evento. 

Questo breve esempio ci dice che spesso non è la situazione di per sè (essere scartati per una posizione di lavoro) a determinare il nostro umore ma bensì il modo in cui interpretiamo quanto accaduto.

☝Ecco alcuni esempi di distorsioni cognitive molto comuni:

- Pensiero dicotomico: le cose vengono viste e interpretate facendo riferimento a due categorie esclusive (bianco o nero) escludendo vie di mezzo e sfumature.

- Ipergeneralizzazione: prendere casi o eventi isolati e usarli per fare ampie generalizzazioni.
- Astrazione selettiva: concentrarsi esclusivamente su certi aspetti, solitamente negativi o sconvolgenti, ignorando il resto.

- Squalificare il positivo: sottovalutare le esperienze positive che sono in conflitto con le opinioni negative.

- Lettura del pensiero: dedurre conclusioni sui pensieri e le intenzioni degli altri.

- Chiromanzia: prevedere come andranno le cose prima che accadano.

- Minimizzazione: le caratteristiche o le esperienze positive sono trattate come reali ma insignificanti.

- Catastrofizzante: concentrarsi sul peggior risultato possibile, per quanto improbabile, o pensare che una situazione sia insopportabile o impossibile quando è semplicemente scomoda.

- Ragionamento emotivo: prendere decisioni e discutere in base a come ci si sente piuttosto che alla realtà oggettiva.

- Doverizzazioni: concentrarsi su ciò che si pensa “dovrebbe accadere” piuttosto che sulla situazione reale che si sta affrontando o avere regole rigide che si applicano sempre, indipendentemente dalle circostanze.

- Personalizzazione, colpa o attribuzione: presupporre di essere completamente o direttamente responsabile di un risultato negativo.

💚💪 Nel corso di un percorso di psicoterapia questi aspetti e molto altro vengono affrontati ad un livello più profondo in rapporto al presente e adattando la terapia alle esigenze specifiche di ciascun paziente.

Il primo passo sarà la valutazione del paziente che permetterà di formulare una diagnosi adeguata, di comprenderne la sofferenza, le difficoltà e le problematiche che sta attraversando. Con l'aiuto del terapeuta si andrà verso la rappresentazione di un modello che orienti il paziente nella comprensione del suo funzionamento e delle credenze centrali su di sè, sugli altri e sul mondo che lo guidano nella vita con lo scopo di individuare ciò che non ha funzionato o non funziona più, punti di forza e debolezza e risorse utili ma inesplorate. Il paziente avrà un ruolo attivo nella costruzione di questo modello. Gli obiettivi della terapia vengono decisi in modo collaborativo dando priorità alle problematiche più urgenti.

La terapia cognitivo comportamentale è supportate da diverse ricerche che ne hanno verificato l'efficacia nel trattamento dei vari disturbi attraverso l'elaborazione di veri e propri protocolli e per questo è definita una terapia "evidence based"! 

Il terapeuta cognitivo-comportamentale ha solitamente a sua disposizione una vasta gamma di interventi validati e supportati scientificamente che mette in campo sulla base delle sue competenze e delle richieste del paziente.

Perchè la terapia cognitivo-comportamentale è efficace?

👉La terapia cognitivo comportamentale è efficace perchè mira ad "insegnare" al paziente ad essere il terapeuta di se stesso e a prevenire le ricadute. Questo avviene attraverso un approccio psicoeducativo, volto ad informare e formare il paziente circa la natura del disturbo.


Bibliografia:
- Cognitive Behavior Therapy (Suma P. Chand; Daniel P. Kuckel; Martin R. Huecker)

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